Il sesso debole (secondo l’alce)
Ieri ho assistito all’ennesimo sconcertante epilogo di una partita di Misto.
Sì, era un torneo, di quelli dove non si vince assolutamente niente, anzi… a fine giornata tra iscrizione, barrette energetiche, birre e aperitivo, figli al seguito incontrollabili, potrebbe tranquillamente essere svanito un centone. Torneo amatorialissimo, neanche catalogabile come evento agonistico, dove era evidente che si sudava più per il caldo che per l’impegno fisico.
Ebbene la finale è stata interrotta anzitempo quando i due maschi sono usciti rapidamente dal campo per affrontarsi testa a testa come due alci inferocite, barbute e stempiate, padri di famiglia da ieri attenzionati dai servizi sociali, le corna rabbiosamente premute sulle corna dell’altro e ingiurie perverse ad ogni nuova carica.
Alce 1: “Adesso l’hai finita di prende a pallettate la compagna mia, ti scorno fin quando nun crolli”
Alce 2: “Ah si’!? e tu anfame che gliel’hai fatte tutte corte le palle, non hai visto che nun se move manco se vede no scorpione???”
Alce 1: “Sei ridicolo a tirà addosso a na donna, de tirà forte su de me te cacavi sotto carogna!”
Alce 2: “Eh già mò glie facevo il trattamento principessa, dopo che tu gli affettavi tutte le battute alla mia, a’ Sarmiento der Tufello!”
Le donne, come solitamente accade, osservano la scena come se fossero sedute sul divano a guardare un documentario. Quasi per dovere conoscitivo ma rapidamente annoiate. Interessate sì alla sorte dello sportivo compagno, ma comunque facilmente distraibili da una piccola scheggiatura sullo smalto dell’’unghia del pollice destro (“mannaggia 25 euro fatte ieri”) oppure (non meno frequente della scheggiatura) dall’analisi direzionale dello sguardo di De Carolis (“è uno che gioca spesso qui, mi guarda sempre ma mai abbiamo scambiato una parola”).
La rissa continua, ma rapidamente l’interesse del pubblico scema, e tutti ritornano ai propri affari, lasciando desolatamente sole le due alci. L’incontro viene infatti interrotto dagli stessi protagonisti constatando l’assenza di una audience minima.
Non possiamo tuttavia negare l’impatto sociale di questi comportamenti.
Potremmo irragionevolmente pensare che si tratta di una nuova galanteria sportiva ed umana che l’uomo indirizza alla donna. Come lo sportello dell’auto o la sedia al ristorante, il player masculino si preoccupa di offrire un gesto di gentilezza e protezione.
Ancora più irragionevolmente potremmo pensare che l’uomo-alce da carnefice si è invece trasformato in difensore dei diritti della donna, nuovo e inaspettato paladino della incondizionata affermazione femminile.
Totalmente irragionevole sarebbe chi addirittura argomentasse che il padel Gorilla è stato illuminato dal pensiero di porre fine al gender gap sportivo, sperando che abbia effetti benefici anche nell’equilibrio matrimoniale proprio.
Secondo me stiamo affaticando i neuroni anziché arrenderci all’evidenza più semplice. Pure nel misto al giocatore di padel nun glie va di perdere, proprio non è per lui concepibile sta storia che “vabbeh ci dobbiamo divertire” (potresti a questo punto startene serenamente a casa con la PS5), tant’è vero che lo scontro finale con l’avversario peloso arriva solo dopo che l’uomo ha cercato in tutti i modi di ridurre al minimo le palle giocate dalla compagna. Le ha detto “miaaaaaaa” più volte di quanti sono stati i punti giocati, ha ridotto a
25 cm quadrati l’area di autonomia femminile e ancora non si arreso all’impossibilità di fare qualcosa quando batte lei. Ma (diciamo la verità) questo accade pure nel maschile quando uno dei due è oggettivamente definibile pippalsugo. La relazione ci mette alla prova, sempre.
Uomo del Misto, rassègnati. Uomo del Misto, riappròpriati della costola che hai sacrificato. Non farti avvincere dalla rabbia e dalla frustrazione del sopruso perpetrato da quel farabutto oltre la rete. Il misto è un’operazione psicologica che non ha niente a che vedere con l’agonismo e con la tecnica. È una ordinaria scuola di sopravvivenza relazionale.
A meno che.
A meno che non stai a giocà sto misto in modalità tinder. Vabbeh, ma è un’altra storia.
Scritto da: UMDP (Uscito Malissimo di Parete)
Bio:Pseudonimo di un acuto osservatore che pascola tra i campi da padel di tutta Italia studiando da vicino le varie sfumature di questo dilagante fenomeno psico-sociale che è diventato padel.
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